Siamo certi di essere migliori dei nostri politici? Certo che lo siamo.
Il massimo che possiamo concedere è dire che ce li meritiamo. Rifuggiamo l’idea che essi possano essere “speculari” a noi e - men che mai - meglio dei noi.
Sbaglia quindi Il Presidente, il protagonista di Onorevole Catilina ad affermare “… e quando osservano il degrado morale e l’arroganza di chi li governa è la paura di scoprirsi marci e corrotti - come e più di noi - a fargli perdonare qualsiasi nefandezza commettiamo”.
Sì, il Presidente sbaglia di sicuro. O no ?
Cosa pensano i politici di noi? Come ci giudicano? Molti di loro non sono credibili ai nostri occhi. Ma noi lo siamo ai loro?
Onorevole Catilina si interroga sul rapporto degli italiani con il potere: una storia necessaria - almeno per me - perché non possiamo più permetterci di considerare la nostra inazione meno grave della loro protervia e la loro arroganza più colpevole della nostra ipocrisia.
Liberamente ispirato alle Catilinarie ciceroniane – perché quel tempo molto somiglia a questo – Onorevole Catilina è dedicato ai giovani di questo Paese; una generazione esiliata nella sua stessa Patria che osserva avvilita il potere divenire sempre più avido e i cittadini trasformarsi in servi sciocchi e decerebrati.
Qualcosa si deve pur fare: e come sempre si comincia dalla consapevolezza.
Dostoevskij diceva che la rivoluzione è parricidio perché uccide il sistema che la genera. Ebbene quando la rivoluzione arriverà - perché la Storia ci insegna che prima o poi arriverà – siamo certi di sapere da quale parte della barricata ci troveremo?